Abbiamo invano atteso che il manifesto affisso il 15 marzo scorso avesse un seguito.
Tutti sono bravi a citare strade non terminate, edifici non completati e ristrutturazioni da compiere, ma sembra la solita “propaganda da domenica mattina”. Per quanto questo sia importante, non è tutto.
Il manifesto non è servito ad altro che a muovere le solite accuse al politico di turno. Si utilizzano le argomentazioni di sempre per tirare l’acqua a qualche particolare mulino, che non è mai quello della collettività. E, intanto, il cittadino resta in attesa che qualcuno, maggioranza e opposizione, si degni di amministrare bene questo paese (forse non tutti ricordano che è questo il motivo per cui si viene eletti!).
Ma, chiunque sia l’autore, come si può pensare di muovere delle osservazioni (giuste o sbagliate che siano) e di non assumersi la paternità di ciò che si afferma? Non ci sono infamie o calunnie che potrebbero destare preoccupazioni (o c’è qualcosa di cifrato che si dovrebbe leggere tra le righe?).
L’invito finale a “salvare il paese” fa dedurre che si tratti di persone interessate al bene di San Lorenzo Maggiore. Ma, allora, che motivo c’è di nascondersi?
Se le questioni sollevate sono di interesse generale, perché non confrontarsi apertamente su di esse, magari in un incontro con la cittadinanza?
E’ ora che si metta l’interesse del paese al centro. Il cittadino non deve essere relegato solo a strumento elettorale e tenuto, poi, all’oscuro di tutto quello che “non si deve sapere…“
Forse è giunto il momento di “salvare il nostro paese“ da un modo di fare (e soprattutto di fare politica) che non può più essere tollerato.